

Occorre valutare con attenzione le diverse possibilità di finanziamento per una startup, ma grazie al web, oggigiorno è facilitata un’ulteriore opzione: il crowdfunding. La parola deriva dall’inglese crowd, cioè folla e da funding, che significa finanziamento, ed è ciò che in italiano si chiama finanziamento collettivo, ossia un processo collaborativo tra diverse persone che decidono di supportare un progetto tramite il proprio denaro.
Grazie al finanziamento collettivo si abbattono le tradizionali barriere dell’investimento finanziario, cercando volontari interessati a supportare ogni genere di iniziative: dalla ricerca scientifica al lancio di un nuovo prodotto, dalla redazione di un libro fino al sostegno umanitario. Per questo motivo, nel recente periodo di crisi finanziaria, il crowdfunding è stato spesso definito come la soluzione migliore a questo tipo di problematiche.
COME FUNZIONA IL CROWDFUNDING?
La piattaforma che permette l’incontro dei soggetti coinvolti in un progetto di finanziamento collettivo è internet; infatti, secondo il Framework for European Crowdfunding “l’ascesa del crowdfunding negli ultimi dieci anni deriva dal proliferare e dall’affermarsi di applicazioni web e di servizi mobile, condizioni che consentono a imprenditori, imprese e creativi di ogni genere di poter dialogare con la crowd per ottenere idee, raccogliere soldi e sollecitare input sul prodotto o servizio che hanno intenzione di proporre“.
Oggi questo tipo di finanziamento è sempre più utilizzato: basti pensare che, secondo Carlotta Scozzari, giornalista de La Repubblica, già nell’anno 2013, nel mondo, sia stata raccolta una cifra equivalente a quasi 5 miliardi di dollari attraverso queste iniziative.
PIATTAFORME PER IL CROWDFUNDING
Tutto ciò è reso possibile da diverse piattaforme online, le cui più importanti sono (secondo crowdfunding.com, che si appoggia sui dati forniti da Alexa & Compete):
- Go found me: con oltre 2 milioni e mezzo di utenti mensili nei soli Stati Uniti d’America, finanzia diverse tipologie di progetti differenti, dagli eventi sportivi, ai funerali, dall’educazione alla medicina. Non limita la durata delle campagne di raccolta fondi e permette di ricevere i soldi anche nel caso non venga raggiunto l’obiettivo concordato.
- KickStarter: la piattaforma più conosciuta, con oltre 5 milioni di utenti al mese solo nel territorio statunitense. Si dedica per lo più a raccolte relative a progetti creativi o tecnologici. Permette la realizzazione di campagne di una durata di 30 o 60 giorni che consentono ai loro creatori di ottenere i fondi solo una volta raggiunto l’obiettivo prefissato (in questo modo, si premiano i progetti più di successo).
- Indiegogo: con il suo milione di utenti attivi, si dedica principalmente a progetti creativi indipendenti, in particolar modo legati ad arte, design e internet. Permette ai creatori delle campagne di raccolta fondi – che possono durare anche oltre 40 giorni – di ottenere i soldi anche nel caso non si raggiunga l’obiettivo fissato nella fase di accordo.
Un esempio emblematico di finanziamento collettivo grazie a una di queste piattaforme è rappresentato da Pono Music: il musicista canadese Neil Young ha concluso nel 2014 una campagna su KickStarter da oltre 6 milioni di dollari per lanciare un nuovo riproduttore musicale portatile dedicato a file audio non compressi (quindi di alta qualità).
IL CROWDFUNDING IN EUROPA E IN ITALIA
Questa tecnica non è utilizzata solo in America, dove anche Barack Obama si è fatto finanziare parte della sua campagna elettorale per la presidenza del 2008 con i soldi donati dai suoi elettori (primi diretti interessati rispetto al suo successo), ma anche in Italia, come nel caso della Città della scienza nel 2013: il polo scientifico di Napoli, distrutto da un incendio doloso, ha raccolto oltre un milione di euro grazie ad un’iniziativa di questo tipo.
Eppure in Europa il crowdfunding non è ancora popolare come negli Stati Uniti: secondo l’International Business Times nel 2013 sono stati raccolti fondi pari a circa un miliardo di euro, una cifra decisamente inferiore a quella registrata negli USA. Tuttavia, grazie alle potenzialità della rete e alle necessità di finanziamento di progetti nel vecchio continente (che altrimenti non potrebbero ricevere fondi), si stimano aumenti esponenziali nel futuro prossimo.
Ma veniamo all’Italia
Secondo il report “Il crowdfunding in Italia“, realizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e con la collaborazione di TIM e Starteed, ad oggi si contano 82 piattaforme. Di queste, 69 sono attive e 13 in fase di lancio (al 21/10/2015). Di queste 69 aziende, spiccano alcuni nomi che, in virtù della tipologia di progetti proposti e dei risultati raggiunti, rappresentano il successo e l’attechimento in Italia, anche se ancora a livelli molto contenuti, di questa nuova forma di finanziamento:
- Ginger: Piattaforma di crowdfunding territoriale operativa da giugno 2013 che, grazie proprio al suo attaccamento all’Emilia Romagna, permette di essere presente anche offline garantendo così un legame di fiducia tra progettista e donatore più solido rispetto ad altre piattaforme. Adotta il modello della ricompensa, pertanto ogni donatore riceverà in cambio della somma versata un benefit stabilito a priori dal progettista.
- Eppela: Piattaforma di crowdfunding reward-based, basata cioè su ricompense, online da Maggio 2011. Il portale accoglie ogni tipo di progetto adottando però la formula all or nothing, ciò implica che se non si raggiunge l’importo richiesto il portale provvederà a restituire le somme raccolte.
- Starsup: La prima piattaforma di equity crowdfunding autorizzata dalla Consob per la raccolta on line di capitale di rischio da parte di aziende (start-up e PMI) innovative (fonte: sito istituzionale).
- SiamoSoci: Come Starsup, anche loro applicano il modello dell’equity crowdfunding e per spiegare cosa fanno vi riportiamo la descrizione presente in un articolo di Wired: “Tramite la piattaforma, le aziende non quotate possono raccogliere capitali da investitori privati per finanziare la crescita, facilitando anche la creazione di “club deals” (investimenti di gruppo) tra investitori con diverse professionalità”.
Ovviamente la lista degli operatori è ben più lunga, pertanto se vorreste sapere chi sono al momento le restanti piattaforme, vi consigliamo questo articolo.
Vi auguriamo quindi… Buona caccia!