Stando ai dati di fine Maggio 2016, le imprese censite nel registro delle startup e PMI innovative ammontano a 5735. Un numero che, preso così, si mostra senza dubbio interessante. Tuttavia, se analizziamo cosa contiene questo grande scatolone chiamato Registro delle Startup Innovative, vediamo che ciò che ne esce fuori non è proprio ciò che ci si aspetterebbe. Vediamo perché:
LE STARTUP INNOVATIVE ISCRITTE NEL REGISTRO NON SONO (TUTTE) STARTUP INNOVATIVE
Tra gli operatori del panorama innovativo italiano figurano produttori di bevande, alberghi, coltivatori e piccoli esercizi commerciali che, per il semplice fatto di aver aperto un e-commerce proprietario, lo Stato ha classificato come innovativi. Insomma, una classificazione definita a priori tramite un decreto che però non tiene assolutamente in considerazione ciò che dice o pensa il mercato.
Il DL 18 Ottobre 2012, n. 179, meglio conosciuto come Decreto Crescita 2.0, stabilisce chiaramente quali requisiti bisogna possedere per essere considerati startup innovativa. Tutte le startup innovative così individuate, una volta iscrittesi nell’apposita sezione speciale del Registro delle imprese potranno godere di alcune agevolazioni, ad esempio tributarie, finanziarie e nei rapporti lavorativi.
I REQUISITI
I requisiti sopracitati (che puoi leggere qui) si suddividono in due categorie che noi chiamiamo “generali” e “specifici”. Tratteremo qui di seguito quelli generali (ci scusiamo se non riportiamo letteralmente i contenuti del testo normativo):
- È costituita e svolge attività d’impresa da non più di 60 mesi.
- Ha la sede principale dei propri affari e interessi in Italia.
- A partire dal secondo anno di attività, il totale della produzione annua non supera i 5 milioni di euro
- Non distribuisce e non ha distribuito utili.
- Ha quale oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico.
- Non è stata costituita da fusione, scissione societaria o a seguito di cessione di azienda o di ramo di azienda.
La normativa richiede però che sia rispettato almeno uno di questi ulteriori 3 requisiti “specifici”:
- Le spese in ricerca e sviluppo sono uguali o superiori al 15% del maggiore valore fra costo e valore totale della produzione della startup innovativa.
- 1/3 della forza lavoro deve possedere o sta svolgendo un dottorato di ricerca, ovvero 2/3 della forza lavoro deve essere composta da laureati magistrali.
- Deve possedere almeno di un brevetto (privativa industriale) afferente a una delle seguenti categorie: industria, biotecnologie, semiconduttori, varietà vegetali.
PRESENZA ONLINE: SITUAZIONE ATTUALE CRITICA
Come riportato dal Report Startup SEO 2016 di Instilla (per chi fosse interessato a scaricarlo, vi verrà richiesta l’iscrizione alla newsletter), società di digital marketing milanese, la metà delle startup iscritte non dice di avere un sito e meno della metà dei siti dichiarati risulta essere responsive, ossia “in grado di adattarsi graficamente in modo automatico al dispositivo coi quali vengono visualizzati” (fonte: Wikipedia, Design responsivo).
Tralasciamo un attimo l’analisi dei dati dei rispondenti per focalizzarci su un altro aspetto tristemente rilevante: di quasi 2mila imprese non sappiamo se abbiano il sito internet. Un paradosso, se pensiamo alle finalità del registro nel quale sono inserite. Come può cioè un’impresa avere come oggetto sociale esclusivo o prevalente lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico, e non avere poi un sito web?
Chiusa questa parentesi, analizziamo ora i dati delle aziende rispondenti:
- 2998 imprese su 5143 (il 58,3%) hanno dichiarato di avere un sito web (dati dicembre 2015).
- Solo a 2167 delle 3mila aziende rispondenti (72,3%) il sito risulta funzionante (dati marzo 2016).
- Degli 831 siti non funzionanti più della metà risulta essere in costruzione, mentre un altro 40% non accessibile per problemi tecnici.
- Google Mobile Friendly Test: risulta essere superato solo dal 68,1% dei siti web funzionanti (il 49,2% del totale dei siti web dichiarati). La crescita dei siti mobile friendly negli anni è positiva, a dimostrazione del fatto che oggigiorno chi realizza un sito tiene maggiormente in considerazione i dispositivi mobili.
- Google Mobile Page Speed: non ottengono la maturità (60/100) il 68,8% dei siti dichiarati. Specularmente dunque, solo il 31,2% ottiene un punteggio sufficiente.
- L’indice di digitalizzazione delle startup innovative è uguale a 8,93%, calcolato tenendo esclusivamente conto dell’ottimizzazione dei siti web per la visualizzazione da mobile (per maggiori informazioni, vedere pag. 14 del report).
Risulta anche difficile provare a giustificare tale carenza di digitalizzazione, perché esistono talmente tanti modi di creare una MVO – Minimum Viable Offer (soprattutto per tutte quelle imprese il cui sito web costituisce una parte fondamentale del business) che non esistono scusanti. Senza andare tanto lontani, troviamo tra le alterative presenti sul mercato i CMS (Content Management System) quali ad esempio WordPress – che nascono mobile friendly, SEO-friendly e tanto altro – che permettono di creare in poco tempo e con pochi sforzi una bozza di sito funzionante, anche a chi non conosce i linguaggi di programmazione.
Per concludere, abbiamo voluto riportare le considerazioni finali del report esaminato, che perfettamente esprimono le perplessità che tali dati suscitano:
E’ indubbio che oggigiorno la presenza online, e in particolare quella mobile, siano buone proxy del grado di digitalizzazione di una startup. Un’impresa che oggi non ha un sito web accessibile da mobile difficilmente può aspirare a scalare globalmente. […] Se la presenza mobile è indice di digitalizzazione, da questa analisi emergono certamente forti indizi che portano a pensare che le startup italiane iscritte nel Registro delle Startup Innovative non siano digitali.
Questa è la situazione presentata dal Registro. Ma cosa dire invece di tutte quelle startup che, per un motivo o per l’altro, non risultano iscritte e che, magari, sarebbero veramente considerabili come innovative?
Fateci sapere la vostra opinione nei commenti!
1 commento. Nuovo commento
[…] scorsa volta avevamo parlato della situazione attuale delle startup in Italia, da cui era emersa la presenza all’interno del Registro delle Startup innovative di imprese che […]