Costruire da zero un’impresa, in termini contemporanei costruire una startup, è sicuramente un’iniziativa interessante ma oggigiorno dalla difficoltà sottovalutata. Essa necessità di un approfondito studio e dell’utilizzo di alcuni concetti manageriali ed economici. Nel particolare ci soffermeremo sulla nozione di Business Model.
Che cos’è e a che cosa serve il Business Model?
Ecco, partiamo da qualcosa di fondamentale “lo scopo di una startup è sviluppare e validare un business model, che abbia caratteristiche di ripetibilità, scalabilità e ovviamente profittabilità” ( da “The Four Steps to the Epiphany” di Steve Blank, 2005).
Ma che cos’è un business model? È un insieme di tre componenti in stretta relazione fra loro:
- un gruppo di clienti, con alcuni specifici bisogni che rappresenti il target della nuova impresa,
- la funzione, ovvero il bisogno del gruppo di clienti che l’attività aziendale avrà l’obbiettivo di soddisfare,
- infine, la modalità, ciò che caratterizza la propria attività, un modo innovativo e più efficiente per svolgere la funzione.
Ogni aspirante imprenditore dovrebbe individuare la corrispondenza a questi tre punti nell’ideare il proprio progetto.
Ovviamente questi non sono che i primi punti che l’aspirante founder deve fissare. Con l’avanzamento del progetto devono essere fissati tre livelli di dettaglio nella sua ideazione.
- Un livello economico, il quale includa gli elementi base della futura indipendenza economica della neonata società: potenziali fonti di ricavo, costi attesi, margini desiderati e volumi richiesti.
- Un livello operativo, che delinei almeno parzialmente le strutture, le competenze e le dimensioni richieste per realizzare il prodotto o servizio ideato: materie prime, attrezzature, flussi logistici e processi amministrativi, competenze necessarie.
- Un livello strategico, che ipotizzi la direzione verso cui lavorare e un core business, specificando elementi strategici importanti come: soggetti portatori di interesse, valore creato per il cliente, possibili partnerships.
Risolti questi punti, il modello MVP è l’ideale per ottenere un primo prodotto fruibile sul mercato.
L’importanza dell’MVP
La sigla sta per Minimum Viable Product, ovvero il prodotto in grado di generare il miglior rapporto tra il ritorno economico dell’investimento e il rischio affrontato.
Questo modello di lancio del prodotto o servizio a seconda del business, nasce dall’evidenza che le nuove iniziative imprenditoriali non abbiano grande disponibilità di capitali iniziali e da quella che il mercato dell’innovazione si evolve a una velocità tale da non permettere di applicare il normale iter di sviluppo del prodotto.
In un contesto del genere, il rischio di lanciare un qualcosa di obsoleto è alto, allora si lancia direttamente una prima realizzazione della propria idea con sole poche caratteristiche sufficienti a raccogliere feedback, per essere poi rielaborate e rimesse sul mercato a poca distanza di tempo.
Si procede attraverso un loop: Build – Measure – Learn il cui scopo è presentare a ogni completamento caratteristiche nuove da testare sul cliente (ecco perchè nel digitale si parla ormai di “constant beta“), guadagnando in visibilità, innovazione e capitale impiegato. La teoria è spiegata molto più nel dettaglio nel libro “The lean startup” di Eric Ries.
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